La poesia è il ritmo della vita. L’augurio di Davide Rondoni ai vincitori della IV edizione del Concorso di poesia Niccolò Bizzarri
Poesia è il contrario della lingua morta. E ciò che vive muove, a volte provoca, spesso crea contrasti al livello giusto, cioè i contrasti senza violenza, senza disprezzo, i contrasti come i temporali che creano luci prodigiose, e bagnano i boschi e i campi. Ci sono poeti che assecondano i pensieri dominanti delle cosiddette élites culturali e altri che si trovano ad andare contro il pelo dell’epoca. Non è detto che gli uni siamo più bravi a scrivere degli altri (del resto la bravura a scrivere non è nulla in poesia, è ovvia, è la base necessaria, contano le visioni e la loro traduzione) e le sorti possono essere alterne. Dante da Firenze fu esiliato, e di certo alcuni di noi non avranno recensioni sul Corriere della Sera o su Repubblica. Petrarca invece fu meraviglioso poeta di “corte”.
Oggi certi poeti vengono letti addirittura a Sanremo, catturati dalla società dello spettacolo ovvero dalla cosa meno controcorrente che ci sia. Il potente festival di Venezia di quest’anno premia un ennesimo film che invita a morire, il premio degli amici di Nicco amplifica il suo invito a onorare la vita in qualsiasi condizione. Il patrono degli artisti Beato Angelico (e credo sia meglio aver patroni in cielo che padroni sulla terra) dipingeva per dar “spettacolo” all’anima di uno solo, che abitava le cellette da lui dipinte. Montale diede voce in modo mirabile al pensiero delle élite dominanti del suo tempo, Ungaretti no, diede voce alla sua anima nomade e inquieta, e fu “grido unanime”.
Il Nobel – danaroso premio autointitolatosi dall’inventore di esplosivi terribili a uso militare – fu dato a Dario Fo, non a Mario Luzi, – di cui quest’altranno ricorrono i 20 anni della morte, e peste colga il comune di Firenze se non lo onora adeguatamente – uno dei più grandi poeti del ’900. Lui scriveva sommesso e più potente di ogni esplosivo: poesia “cantami qualcosa pari alla vita”. Ovvero poesia pari alla esperienza umana reale, non condiscendente alle ideologie che vogliono ridurre l’essere umano a pura biologia e dunque la poesia a mera capacità o giochi linguistici.
Siate dunque controcorrente, vi auguro, fate poesie con l’anima non solo con la letteratura, fate figli, fate casino, fate le vostre personali opere e fate anche insieme e non da soli, siate persone non individui, seguite Virgilio e Dante, fate poesia che sanguini come la carne che avete e di fronte a cui scrivete (compresa quelle bizzarre, non solo di cognome, come quella di Niccolò), e scrivete cose che valgano dinanzi alle sofferenze delle persone, che valgano dinanzi al miracolo delle stelle che non avete creato voi, componete, non seguite un’epoca che crede solo nella decomposizione e quindi solo nella morte. Credete nella parola che crede nella vita e la anima, la serve, la invoca, la osserva, la patisce, la ama.
Siate contro questa epoca che nega le parole elementari. Che nega le evidenze e il sacro della realtà in favore delle astrazioni, come diceva Pasolini. Siate brutali come Rimbaud, mistici selvaggi come lui, non abbiate paura. Non fatevi fregare da sottobosco e invidie e piccole vanità. Siete a Firenze, qui hanno camminato Dante, Michelangelo, Luzi, Bigongiari, Annigoni, Michelucci… Non paragonatevi con la piccolezza. Siate dunque veramente umili, cioè affamati di grandezza non mondana, di assoluto, di infinito. Se la poesia non è questo, è roba ridicola. E invece è questo – il ritmo misterioso della voce umana che indaga il ritmo misterioso della vita.
Davide Rondoni
Questo testo è la trascrizione rivista dall’autore del discorso pronunciato in occasione della Cerimonia di premiazione della IV edizione del Concorso di Poesia Niccolò Bizzarri, che si è svolta al Salone dei Cinquecento a Firenze il 13 settembre 2024.